15 Ottobre 2025

Il racconto delle 3 opere vincitrici dell’AI Creative Hackathon 🎨

Il 10 ottobre scorso, nel campus di NABA, si è svolto il quinto AI Creative Hackathon, un evento entusiasta in cui creativi e professionisti si sono confrontati sul tema “Mapping the work we desire”. Collaborando con AIDP, e con il supporto di Lenovo, NABA, Futura AI Academy, Mediaplus Italia e Plan.Net Italia, l’Hackathon ha visto emergere opere che esplorano il connubio tra tecnologia e creatività, oltre che una profonda connessione tra AI e futuro del lavoro.

Vi raccontiamo le 3 opere vincitrici e proviamo a darne una rilettura utile a immaginare come l’AI possa impattare sul mondo lavorativo del futuro.


1° Posto

“Mind Labor”

di Pietro Vincenti

Pietro Vincenti realizza una cartografia dell’immaginazione umana al lavoro, una cartografia che parla di fatica, intuito, libertà e schiavitù. L’opera ci guida in un’evoluzione dove la materia si fa pensiero e il gesto si trasforma in desiderio. Se il futuro del lavoro non avesse più strumenti né confini fisici, cosa rimarrebbe? Quest’opera suggerisce una risposta: la capacità di costruire significato collettivo.

Cosa significa per un’organizzazione “mappare” il proprio territorio interiore? E se il vero lavoro, domani, fosse progettare queste mappe?

CLICCA QUI PER VEDERE L’OPERA

Per approfondire

  1. Refik Anadol: artista turco-americano noto per le sue sculture di dati e installazioni immersive. Similmente all’opera vincitrice, Anadol utilizza l’intelligenza artificiale per trasformare vasti archivi di dati (immagini, testi, suoni) in visualizzazioni astratte e poetiche. La sua ricerca esplora la memoria collettiva e la possibilità di “sognare” per le macchine, offrendo un parallelo affascinante con l’idea di un lavoro che diventa pura elaborazione mentale e visiva.
  2. Sougwen Chung: artista e ricercatrice sino-canadese, è considerata una pioniera nell’interazione uomo-macchina. Le sue opere, spesso performance, la vedono disegnare insieme a un braccio robotico che ha imparato a imitare il suo stile. Questo dialogo tra il gesto umano e la sua estensione robotica richiama direttamente il tema dell’evoluzione degli “strumenti” del lavoro, ponendo domande sul confine tra autorialità, collaborazione e la natura stessa dell’atto creativo nell’era dell’AI.



2° Posto

“La Mappa dei miei Pensieri”

di Alessio Hong

Assistiamo alla nascita di un autoritratto fatto di dati. Anni di pensieri professionali, un tempo invisibili, si aggregano in una costellazione che rivela l’intima geografia di una mente al lavoro. L’opera è un invito a considerare i nostri archivi professionali non come depositi passivi, ma come il codice sorgente della nostra identità e del nostro potenziale inespresso. Cosa vedremmo se puntassimo un telescopio verso noi stessi?

CLICCA QUI PER VEDERE L’OPERA

Artisti Contemporanei per Approfondire

  1. Julie Mehretu: Artista etiope-americana le cui tele di grande formato sono complesse stratificazioni di mappe, diagrammi architettonici e segni astratti. Il suo approccio “cartografico” per rappresentare sistemi sociali, storici e personali in modo dinamico e multi-livello offre un’affinità estetica e concettuale. Come Hong mappa un territorio interiore, Mehretu mappa le forze invisibili che modellano le nostre geografie collettive.
  2. Accurat studio!



Premio del pubblico

“Labirinto di Possibilità”

di Francesco Tagliabue

Questa esperienza interattiva trasforma la carriera in un labirinto filosofico. Non offre risposte, ma bivi; non una mappa, ma la libertà di perdersi per poi ritrovarsi. È un invito a esplorare i percorsi professionali non come sentieri lineari da ottimizzare, ma come spazi interiori da abitare.

Se il ruolo delle organizzazioni non fosse più tracciare carriere, ma fornire bussole per navigare la complessità? Cosa scopriremmo se permettessimo alle nostre persone di esplorare il proprio labirinto?

CLICCA QUI PER VEDERE L’OPERA

Per approfondire

  1. Ian Cheng: Ian Cheng crea “live simulations”: mondi virtuali autonomi che si evolvono senza una fine o un controllo predeterminato, come videogiochi che si giocano da soli. La sua ricerca utilizza la tecnologia per creare opere che si comportano come organismi viventi, esplorando temi come la coscienza, l’adattamento e l’imprevedibilità dei sistemi complessi.
  2. Lynn Hershman Leeson: È una figura pionieristica dell’arte interattiva, il cui lavoro indaga da decenni il rapporto tra identità umana e tecnologia. Il suo contributo è fondamentale perché, fin dagli anni ’80, ha creato opere in cui lo spettatore non è più passivo, ma è chiamato a compiere scelte che modificano lo svolgimento della narrazione. La sua ricerca esplora come l’identità possa essere fluida, multipla e costantemente negoziata attraverso l’interazione.
  3. Danielle Brathwaite-Shirley: Artista che utilizza la tecnologia dei videogiochi e degli archivi digitali per costruire esperienze immersive e narrative. Il suo lavoro è estremamente interessante perché posiziona il fruitore come un partecipante attivo, le cui decisioni e movimenti all’interno dell’opera ne determinano l’accesso e la comprensione. Le sue creazioni sono viaggi potenti che richiedono una presa di coscienza e una responsabilità da parte di chi le attraversa.